|
il corpol'espressioneprefazionePossono tecniche quali la Kinesiopatia o la terapia Cranio-Sacrale essere applicate al mondo della bellezza, dell'estetica oltre che a quello del benessere e della salute? benessere, disarmonia, bellezzaIl lavoro d’estetica, negli ultimi anni, ha subito una profonda trasformazione anche se, ad un osservatore superficiale, tale cambiamento può non apparire evidente. La figura della ragazza “presso” il parrucchiere, intenta a fare manicure e pedicure, sta progressivamente scomparendo per lasciare spazio ad una moderna professionista, preparata culturalmente e tecnicamente ad affrontare le nuove richieste di un mercato sempre più attento ed esigente. In fondo, se ci pensiamo bene,
già nell’antichità il concetto di bellezza era spesso associato al concetto
di armonia, come del resto, nell’osservazione della natura e del mondo che
circonda spesso è questo equilibrio che conferisce una sensazione di pace e
benessere. Possiamo, in fondo, pensare
all’inestetismo come una forma di disarmonia, come ad una mancanza di
equilibrio, non solo delle proporzioni, ma dell’intero sistema corporeo. Quando osserviamo un volto od un
corpo, ciò che colpisce maggiormente la nostra attenzione è tale disarmonia:
fianchi o glutei eccessivamente prominenti, rispetto all’insieme del corpo;
mancanza di simmetria e di proporzioni; macchie o zone con caratteristiche
differenti rispetto l’insieme, che colpiscono la nostra osservazione, dandoci
un senso di disomogeneità. Anche manifestazioni che spesso interpretiamo come segni di invecchiamento, quali ad esempio le rughe o l’atonia, in realtà possono essere considerati come esplicitazione di questa disarmonia: sono, infatti, l’espressione della mancanza dell’equilibrio interiore, della omogeneità funzionale dei tessuti biologici. l'onere dell'invecchiamento: patologia come sofferenzaIl corpo si struttura nello spazio per poter rispondere in maniera appropriata alle richieste funzionali cui è sottoposto: la stazione eretta, la prensilità delle mani, la capacità di osservazione dell’orizzonte, la mobilità, sono caratteristiche adattative che l’uomo ha sviluppato nel corso dei millenni, a prezzo di un aumento della complessità dei sistemi di regolazione corporea e di una maggiore delicatezza dell’intero corpo. Per poter fronteggiare la forza di gravità, garantendo un’efficace risposta alle richieste di interazione con l’ambiente circostante, il corpo pone come priorità il mantenimento dell’equilibrio in condizioni energeticamente economiche e confortevoli. I tessuti connettivali, con la loro capacità di svolgere un’azione di collegamento e sostegno fra le differenti parti corporee, sono i tessuti che maggiormente risentono di questo onere, accumulando al proprio interno le differenti tensioni cui sono sottoposti. Di fronte all’aumento delle
richieste cui è sottoposto il corpo, i tessuti connettivali si adattano, si
modificano per sopportare le tensioni, gli stiramenti, i “carichi”, in poche
parole “accumulano lo stress del vivere”. A questo punto qualcuno potrebbe
porsi la domanda: “Ma cosa c’entra tutto ciò con l’estetica?” Ovviamente il collegamento può
non apparire immediato, ma se pensiamo al processo di invecchiamento come ad una
stratificazione di tensioni che tendono a limitare l’equilibrio corporeo,
appare evidente come gli inestetismi, il decadimento corporeo possono essere
ricondotti ad una manifestazione disfunzionale dell’organismo o, se preferite,
ad una “patologia disfunzionale”. Ad una perdita, cioè, dell’equilibrio. La parola “patologia” spesso è spaventante ed appare lontanissima dal mondo dell’estetica, evocando termini quali malattia, ma se consideriamo il suo significato originario, “sofferenza”, allora possiamo definire certe forme di inestetismo come una sofferenza del corpo o una conseguenza di esso. Proviamo a pensare al viso di una persona serena, tranquilla: l’armonia che esprime è sicuramente evidente, palpabile attraverso i tessuti che appaiono distesi e tonici, riconoscibile dalla pelle che può apparire serica e vellutata, dagli occhi che appaiono grandi e luminosi. Ed ora pensiamo al viso di una persona stanca e stressata, con la sua “espressione” di preoccupazione, che trasuda attraverso la pelle, quasi ad evidenziare lo stress a cui è sottoposta; poniamo l’attenzione sugli occhi che appaiono leggermente socchiusi ed acquosi associati, talvolta ad un ghigno od un sorriso di circostanza che, anziché stemperare la tensione, sembra acuirla, quasi a sottolineare i segni del tempo. Penso che fra i nostri pazienti o clienti, possiamo riconoscere più facilmente persone appartenenti al secondo gruppo piuttosto che al primo. Se
spostiamo l’attenzione dall’aspetto esteriore a quello interiore, noteremo
immediatamente che la persona stressata è, innanzi tutto, tesa: spesso la
muscolatura del cranio, del collo e delle spalle è spastica, la base del cranio
è contratta, il respiro è più affannato e superficiale. Si stanno creando i
presupposti della disarmonia tissutale: la compressione sui vasi del collo
determina una minore circolazione sanguigna ed un minore drenaggio linfatico,
sia per azione diretta sia tramite un’azione sul ganglio cervicale superiore.
Quest’ultimo determina variazioni significative a livello del cranio quali,
alterazioni circolatorie, effetti sulle pupille, alterazione della
secrezione sebacea. Il mantenersi o ripetersi spesso di una situazione simile lascia una traccia, apparentemente indelebile, nei tessuti connettivali, induce la persona ad assumere un atteggiamento “antalgico”, come per difendersi di fronte ad una sofferenza, anche se emotiva, dando luogo ad una somatizzazione. I tessuti connettivali perdono la loro armonia, il loro equilibrio, danneggiandosi e favorendo il manifestarsi di inestetismi. La professionalità, oggi, nasce sicuramente dalla capacità di integrare le proprie capacità con conoscenze e discipline che permettano un approccio globale con le problematiche e le esigenze del cliente, prendendosi cura sia dell’aspetto sia dell’”essere”.
Per ulteriori informazioni, contattare:
|